Scuole Gen a Montet

Una scelta non scontata fatta dai diversi giovani dei 5 continenti, che vogliono vivere questo anno ‘speciale’ della loro vita. Perché scegli di fare la scuola Gen annuale a Montet?” Risponde Chiara, italiana, da Modena.

“Ogni giovane che sceglie di venire alla Mariapoli Foco di Montet ha una motivazione diversa, ma ciò che accomuna tutti è la volontà di approfondire il dialogo con Dio e vivere una vera esperienza di mondo unito in questa piccola Mariapoli.

Arrivare a Montet è solo una tappa del percorso. Prima della partenza ognuno deve affrontare i propri dubbi e le proprie paure e rinnovare il “sì” detto precedentemente: da quando si decide di partire fino alla fine del percorso bisogna rinnovare ogni giorno quel sì.

Per nessuno è facile lasciare la famiglia, il lavoro e le persone che si amano per venire in una scuola in cui, a partire dalle diverse culture fino ad arrivare al fuso orario, ci sono molte differenze. Siamo trenta, tra ragazzi e ragazze, di tredici nazioni diverse che convivono ventiquattro ore su ventiquattro per un anno. Se si superano questi problemi iniziali, però, si scopre una vera famiglia allargata che trova le sue radici nell’amore reciproco.

“Ma com’è concretamente la vita a Montet?” Piena! Nelle nostre giornate ci sono meditazioni, lezioni, vita insieme, sport e lavoro. Quest’ultimo è molto importante perché ognuno di noi può essere più consapevole e costruttore in prima persona della realtà della Mariapoli, nell’organizzazione di un evento o nella semplice vita di ogni giorno nelle nostre piccole comunità. Questo ci offre la possibilità di scoprire il mondo del lavoro e di fare un’esperienza diversa da quella che viviamo nelle nostre città. La cosa più bella è che, alla base di qualsiasi attività, c’è la voglia di aiutarsi a vicenda, di crescere insieme e di fare nuove esperienze.

Il primo problema da affrontare una volta arrivati è la lingua. Non tutti parlano l’inglese e quasi nessuno ha una preparazione, anche minima, di italiano. Molto spesso non ci si comprende o si comunica a gesti finché, con il passare dei giorni, si comincia a capire qualcosa in più della lingua dell’altro e inizia ad esserci uno scambio linguistico molto ricco. Personalmente, i primi giorni facevo molta fatica a comprendere e ad essere compresa: non capivo le altre lingue e parlavo poco inglese. Dopo la prima settimana, però, parlavo meglio l’inglese e cominciavo a comprendere qualche parola nelle altre lingue, mentre gli altri giovani iniziavano a capire qualche parola in italiano. Questo scambio linguistico mi sta arricchendo notevolmente e, contemporaneamente, sento di poter veramente aiutare gli altri ragazzi durante il percorso di apprendimento dell’italiano.

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