40 anni!

Paragonando il tempo di una realtà a quello delle persone si potrebbe dire che è arrivata per la Mariapoli Foco l’età matura. In questi giorni nella Cittadella è palpabile un qualcosa di nuovo che coinvolge tutti nella preparazione delle giornate del 15 e 16 ottobre: grande fermento e grande gioia di poter condividere questi 40 anni con tanti.

Montet, un piccolo villaggio della Broye, accoglie tra i suoi abitanti una realtà cosmopolita. I Focolari vi risiedono dal 1981. Da allora sono 3670 gli studenti, provenienti da 118 Paesi dei cinque continenti, che si sono formati in questa cittadella. La maggioranza degli abitanti (stabili e studenti) è cristiana (riformati, cattolici, pentecostali …) ma negli anni non sono mancati membri di altre religioni. Alcuni provengono da Paesi in guerra, altri da Paesi ricchi o in via di sviluppo. Tra di loro le più varie professioni: ingegneri, medici, operai, informatici. Altri, studenti delle varie discipline, interrompono per un anno gli studi per riprenderli al loro rientro in patria.  

Originale è la composizione di questi abitanti: il 50% è giovane e il 50% è adulta e provengono dal mondo intero. Un mix strategico che garantisce continuità e innovazione, in una reciprocità molto dinamica e ricca dal punto di vista intergenerazionale e interculturale.

Un piccolo popolo che alla scuola del Vangelo - che si impegna a vivere ogni giorno - riparte da Montet per essere costruttore, nel proprio Paese, di un mondo più unito.

Che l’unità sia un segno dei tempi, malgrado le tante sfide, lo diceva Chiara Lubich: « L’unità. Ma che cos’è l’unità? Si può attuare l’unità? L’unità è ciò che Dio vuole da noi. L’unità è realizzare la preghiera di Gesù: “Padre che siano uno come io e te. Io in essi e tu in me affinché siano uno” (cf Gv 17,21). Ma l’unità non si può attuare con le sole nostre forze. Può realizzarla solo una grazia particolare, che scende dal Padre, se trova una particolare disposizione in noi, un requisito preciso e necessario. Esso è l’amore reciproco, comandato da Gesù, messo in atto. »[i]

Oggi ci vogliono non tanto teorie, ma modelli da guardare, da ‘toccare’. Il fatto di avere un pezzo di terra, pur piccolo, un ‘laboratorio di fraternità’ dove persone di varie età e provenienza cercano di costruire giorno per giorno un mondo più unito, potrebbe diventare sempre di più un modello da guardare per i suoi frutti e anche per le sfide che l’attuale convivenza interculturale comporta.

Il sogno di un laboratorio simile, per un certo verso, era sorto già negli anni 50, quando Max Frisch [ii] insieme a due amici pubblicarono il libro “Achtung: die Schweiz”. Insieme avevano “sognato” una nuova città, formata da uomini animati da un ideale che abbia la forza di dare speranza, di far credere in valori che possono innalzare l’animo umano e … avevano ipotizzato questa città proprio nella “regione dei 3 laghi” (Morat-Bienne-Neuchâtel).

Il quarantesimo: un anno per ringraziare, per condividere, per ripartire, per guardare al futuro, per scoprire i piani di Dio sulla Mariapoli Foco e seguire i Suoi progetti, insieme a tutti quelli che desiderano esserne partecipi. Forse anche voi che leggete queste righe.

Ci interpellano profondamente le parole che ci ha detto il Vescovo Charles Morerod nell’ultima sua visita: ‘La mia visione della chiesa è il Vangelo che continua. Ma facciamolo vedere!”[iii]. Un invito che vogliamo diventi, giorno per giorno, sempre più vita. E’ l’esperienza che possiamo condividere con giovani e meno giovani per testimoniare “la forza della vita quotidiana del Vangelo e la forza della fraternità” come diceva Celine Ruffieux[iv].


[i] Chiara LubichConversazioni, Cittá Nuova, 2019, p. 523-524

[ii] Max Frisch, 1911-1991, scrittore e architetto svizzero

[iii] Visita alla Mariapoli Foco, 8.6.2022

[iv] Rappresentante del Vescovo per la regione diocesana Friborgo (parte francese), visita alla Mariapoli Foco, 8.6.2022